Vino dealcolato in Italia: quanto stiamo perdendo in questo mercato?

vino dealcolato in Italia tra tradizione e mercato

Vino dealcolato: Cos’è e come si produce

Negli ultimi anni,per molti, il piacere di bere un buon vino senza gli effetti collaterali dell’alcol è diventato un’opzione allettante. Nonostante il sano scetticismo, il trend dei vini senza alcol sta prendendo piede in Europa e in tutto il mondo. Una delle prime questioni che sorge è: il sapore del vino senza alcol può veramente eguagliare quello di un vino tradizionale? E ci sono rischi per la salute?

In Italia, per essere etichettato come “vino”, un prodotto deve incontrare diversi requisiti, inclusa una gradazione alcolica minima del 9%, con alcune eccezioni per specifiche denominazioni. Il vino dealcolato, invece, contiene tra lo 0.5% e il 9% di alcol. Secondo la direttiva europea 2021/2017, le caratteristiche di produzione e vendita di questi vini sono ben definite, con normative chiare per tutelare i consumatori e garantire la trasparenza di ogni fase della produzione.

I vini dealcolati si dividono in due categorie: completamente privi di alcol o parzialmente dealcolati. La rimozione dell’alcol può avvenire attraverso tecniche come l’osmosi inversa o la distillazione sotto vuoto.

Queste tecniche assicurano che il sapore del vino dealcolato non sia troppo diverso da quello tradizionale, mantenendo inalterati i composti fenolici, associati ai benefici del vino. Tuttavia, la composizione volatile, che conferisce al vino il suo aroma caratteristico, può variare. In Italia, l’alcol è stato storicamente un componente fondamentale del vino, contribuendo al suo gusto e alla percezione della qualità. Qui, la regolamentazione che riguarda l’etichettatura diventa fondamentale. I produttori di vino dealcolato, nel tentativo di mantenere un sapore simile a quello del vino tradizionale, possono essere tentati di utilizzare additivi, zuccheri e aromi artificiali in quantità eccessive.

Il Vino Alcol Free Perché in Italia è Illegale

Circa il 36% dei consumatori italiani mostra interesse per le bevande dealcolate, ma l’Italia rimane un giocatore marginale in questo campo. A differenza di altri paesi europei, in Italia non è ancora possibile produrre vino dealcolato negli stabilimenti vinicoli, e non sono state fornite indicazioni chiare sul regime fiscale applicabile. Durante una tavola rotonda al Vinitaly, organizzata in collaborazione con l’Unione italiana vini, è emerso che molte aziende italiane, sono costrette a dealcolare il vino all’estero pur di riuscire a non perdere questa fetta di mercato in crescita.P arliamo di etichette storiche e prestigiose come: Hoftätter,o Mionetto che è costretta a dealcolare il suo spumante in Germania.

La normativa europea, permette la produzione e il commercio di vini dealcolati, ma l’Italia deve ancora regolamentare questa possibilità. un recente schema di decreto proposto dal ministo dell’ agricoltura Lollobrigida limiterebbe questa possibilità solo alle distillerie, escludendo le aziende vinicole e ponendo numerosi ostacoli per i produttori che desiderano entrare in questo mercato in espansione. Lo stesso ministro, in seguito al confronto con Unione italiana vini tenuto al Vinitaly ha dichiarato: << Dealcolato sì quindi, ma forse senza il nome vino >> . Cambiare nome di un prodotto per non intaccare la storicità e l’identità della viticoltura in Italia può essere il giusto compromesso?

Come si Comporta il Mercato: Qual’è la Domanda

Nel 2023, la domanda globale per bevande alcoliche no- e low-alcohol è cresciuta del 5% nei dieci principali mercati di consumo, con previsioni che indicano un ulteriore aumento nei prossimi anni. In particolare, negli Stati Uniti e in Germania, questi prodotti hanno visto un aumento significativo sia in volume che in valore, specialmente nelle bevande frizzanti senza alcol. La categoria dei vini a basso contenuto alcolico ha mostrato una crescita meno marcata, ma è evidente che il segmento dei no-alcohol è quello con il maggiore potenziale di crescita, che potrà porsi non come sostitutiva alle bevande alcoliche ma come soluzione per agganciare quella fetta di mercato che ad oggi non è in target.

I Gusti degli Americani e il Mercato del Vino Alcol Free negli Stati Uniti

L’esportazione di vino italiano è molto robusta, soprattutto verso gli Stati Uniti, un mercato particolarmente influenzato dalle tendenze salutistiche delle giovani generazioni. Il target di riferimento sarà composto prevalentemente da giovani adulti, con un’età compresa tra i 20 e i 30 anni, cioè quella “fetta” generazionale che il mondo vinicolo fa davvero fatica a coinvolgere.

Il mercato del vino dealcolato è molto interessante. Possiamo affermare che ad oggi ci sono più opportunità che rischi o sfide. sicuramente dal punto di vista della ricerca bisogna continuare per avvicinarsi al gusto  del vino tradizionale . Il mercato si potrebbe aprire non come alternativa al vino alcolico ma come opzione in più e riuscire a prendere quella fetta di mercato che ad ora molte aziende produttrici di vino non riesce ad agganciare come le donne incinta, sportivi, astemi, persone con problemi di salute correlati all’alcol, persone che per religione non possono bere alcol, persone che magari devono mettersi alla guida dopo un pranzo o una cena,oppure semplicemente chi vuole ridurre l’alcol. Posizionare il vino italiano in questo mercato è fondamentale, non andremo mai a scardinare il vino tradizionale dagli scaffali, ma possiamo fidelizzare quei clienti che ad oggi non possono essere nel nostro target proprio per i motivi sopracitati.

Siamo fiduciosi che l’Italia possa adeguardi al più presto alla richiesta del mercato e permetta alle aziende vitivinicole italiane di non perdere questa grande opportunità.

    Index